Salis: le tante vite di una storia

Intervista per Il Folletto n.1/2015 (tigri.ch) di Letizia Bolzani.
Salis in Fuga - 'Il Folletto' n. 1 - 2015

Lo schermo del tablet è appannato. Sembra ghiaccio, ma è sale. Una crosta di sale bianchissimo. Si può togliere, pian
piano, sfregandoci le dita. E dove il dito ripulisce lo schermo da quella patina di sale, intravvedo quello che c’è dietro. Due occhi profondi, azzurri. Una massa di capelli neri. E un volto di ragazza.
Lei è Salis, e si presenta sin da subito con un linguaggio espressivo perfettamente adeguato allo strumento digitale.
Lo schermo del tablet su cui la App viene fruita diventa elemento “interno” alla storia, quasi metanarrativo, come fosse
un vetro coperto di sale dietro cui la protagonista guarda intensamente “il lettore”. Per ricambiare quello sguardo, entrando in relazione con lei, e dunque con la App stessa, devo strofinare quel vetro-schermo. Il tocco del mio dito diventa così un gesto narrativo, ben diverso da un mero “touch” che anima un elemento.
Si rivolge agli adolescenti questa storia di forte impatto evocativo, ambientata in un mondo cupo e distopico, dove
la Natura sembra ribellarsi alle scelleratezze compiute dall’uomo. Salis ha quattordici anni e vive in una salina, al
servizio dei tirannici Cristalli di Sale, che obbligano lei e gli altri umani prigionieri a lavorare fino allo sfinimento.
Salis (diminutivo di Salisedine) è un personaggio di Daniela Morelli, autrice di tanti romanzi di successo (come Il segreto
delle tre caravelle, I ragazzi delle barricate, La porta della libertà, Yusdra e la città della sapienza, editi da Mondadori), che ha progettato questa storia in più episodi. Finora è uscito il primo (Salis in fuga), ed è stato declinato in vari linguaggi, venendo a costituire un vero e proprio prodotto narrativo crossmediale, con la fondamentale collaborazione dell’illustratore Paolo D’Altan (intenso e raffinato interprete di tanta letteratura per ragazzi, nonché Premio Andersen 2011); della grafica e designer Laura Rota, autrice delle realizzazioni animate digitali, senza le quali Salis non avrebbe potuto, letteralmente, prendere vita; del professore di informatica Vincenzo Ambriola dell’Università di Pisa e della editor Alessandra Gnecchi Ruscone, che portano competenza manageriale e di linea editoriale.
Salis è dunque: un’App narrativa per iPad, un e-book (su iTunes e Amazon), un albo illustrato e un’opera lirica. Sì,
anche un’opera lirica contemporanea, con musiche composte da Matteo Manzitti. L’opera è stata realizzata l’anno scorso
a Milano, durante un campus estivo a cui i ragazzi potevano iscriversi, partecipando come attori e come cantanti, con la
guida della regista Federica Santambrogio e della direttrice del coro Pilar Bravo. L’opera è stata rappresentata nello scorso giugno al Piccolo Teatro Studio di Milano ed è ora un format proposto anche all’estero.
Salis è dunque un prodotto da guardare, toccare, leggere, suonare e cantare, come è scritto nella homepage del sito:
www.salisedine.com
App, e-book, libro cartaceo, opera lirica. Tutto questo è Salis, progetto crossmediale per ragazzi.

Intervista agli autori: Daniela Morelli, Paolo D’Altan e Laura Rota di Letiia Bolzani

Presso lo Studio Rebelot di Milano, che ha prodotto il progetto e di cui fanno parte Paolo D’Altan e Laura Rota, abbiamo
incontrato i tre creatori di Salis e ci siamo fatti raccontare com’è nata la loro collaborazione.
DANIELA: Siamo partiti dalla coincidenza di un’idea drammaturgica di personaggio con il desiderio di lavorare sul digitale.
Paolo aveva illustrato alcuni miei libri, con Laura mi ha chiesto se avessi per le mani un’idea per fare una App e io allora ho ripescato un personaggio che stava dentro di me da molto tempo, il personaggio di Salisedine. Salisedine è parte
di una mia pièce teatrale che però la considera solo in un piccolo pezzo della sua vita, mentre qui ho ricostruito il suo antefatto, l’ho approfondito, abbiamo unito il loro desiderio di affacciarsi al digitale con una grande felicità, da parte mia, di fare una cosa nuova, e siamo partiti, imparando e sperimentando.
Ad esempio all’inizio l’App aveva un testo più lungo. Poi, di ritorno da Bologna, l’anno scorso, Paolo mi ha detto:
«punto a capo, stop, dobbiamo rifare tutto.» Come «rifare tutto»?
PAOLO: Siamo andati alla Fiera di Bologna, col primo prototipo, che Laura aveva già impostato. L’abbiamo fatto vedere
ad alcuni editori stranieri che ci hanno fatto riflettere sul rapporto testo/immagine, perché se è un’App non ci deve
essere troppo testo. E allora abbiamo rivisto tutto il progetto.
LAURA: Sì, stiamo ancora studiando e verificando il rapporto testo/immagine. L’esperienza ci ha portato ad arrivare
a questo: l’App deve essere sintetica e deve portare a una narrazione successiva. Abbiamo quindi realizzato l’App con
un testo molto ridotto, a favore dell’impatto evocativo ed emotivo delle immagini e degli effetti animati. È invece
nell’e-book che il testo ha più respiro e si sviluppa pienamente.
Ma per il prossimo episodio stiamo pensando di fare la parte di immagini e interazione in una prima sezione della App,
per poi dare libera lettura al testo nella sua interezza.
Come se la prima parte fosse un cortometraggio, uno spot di quello che sarà lo svolgimento completo. Pensiamo insomma
a una sorta di prodotto unico con due parti, non più a due strumenti diversi, l’App e l’e-book. Pensiamo di mettere
gli effetti interattivi direttamente nell’e-book. Quello che vogliamo realizzare è un cosiddetto “enhanced book”.
Un prodotto con contenuti multimediali che accompagnano la lettura della parte testuale.
PAOLO: Il nostro progetto è nato come esperimento. A noi interessava provare a lavorare sul digitale, Daniela ha aderito
con entusiasmo e abbiamo usato la tecnologia a disposizione senza doverci appoggiare a sviluppatori esterni. È un esperimento anche come tipo di progetto, perché è un’App che non si rivolge ai bambini piccoli, ma a ragazzini più grandi.
Per quanto riguarda il rapporto testo/immagine, aggiungerei che le storie devono essere brevi quando c’è un supporto visivo
e tattile, perché è lì che si indirizza la concentrazione.
L’App è un “teaser”, dà sensazioni. Ha un impatto forte e “stuzzica” l’attenzione. Non c’è bisogno di un testo completo,
deve essere evocativa.
Per quanto riguarda l’e-book, il problema, dal mio punto di vista di illustratore abituato a lavorare sul cartaceo, è che come lettore puoi ingrandire il testo, o puoi ridurlo, e cambiare tutta la struttura del libro. Il lettore può modificare il layout e così facendo le illustrazioni finiscono per slittare su un’altra pagina.
Modificando lo scorrimento del testo si rischia di stravolgere il contrappunto illustrazione-testo pensato dagli autori.
L’idea che vogliamo sviluppare è quella di integrare tutte le funzionalità interattive della App all’interno dell’ “enhanced book”, ossia un nuovo tipo di libro digitale, non più con un layout a scorrimento ma a layout fisso, le cui pagine sono definite dalla grafica, e con all’interno l’interattività propria delle App. E questa è una bella sfida.

Torniamo per un momento alla storia. Perché Salisedine è nella salina?
DANIELA: Salisedine è nata nella salina, dove i suoi genitori erano approdati pensando di sfuggire a un mondo devastato
e crudele. La mamma era incinta di Salis, quando, con il papà, si era messa in viaggio per cercare un luogo dove andare
a vivere. Si fermano su una scogliera, vedono dall’alto una fila di persone che trasportano qualcosa, ne deducono che lì la vita è ordinata e che forse non ci saranno i pericoli del loro mondo. Pericoli di cui nel primo episodio ancora non si parla e che poi emergeranno quando Salis prenderà la fuga. A quel punto scendono nella salina convinti di trovare la vita e invece trovano l’inferno perché qui la mutazione è già avvenuta: i cristalli di sale sono i dominatori e gli umani sono i loro schiavi. Capitanati da Kapò umani, che servono i cristalli di sale in cambio di pochi privilegi, in una situazione che ricorda il campo di concentramento. Qui però al comando c’è il regno minerale, il che implica una sottile questione: i cristalli di sale sono cattivi? Sono creature che possono avere coscienza? Hanno un punto debole? Il padre di Salis, che è geologo, cerca di scoprire qual è la loro fragilità e parte verso il vulcano – che prima era una montagna verde – con l’intenzione di scoprire qualcosa che possa essere utile alla liberazione. Ma dopo qualche tempo dalla salina si vede in lontananza il vulcano scoppiare e i prigionieri perdono la speranza. La madre muore di stenti e Salis, a quattordici anni, resta sola al mondo e decide di scappare. Vuole trovare suo padre, è convinta che sia vivo. E vuole liberare i prigionieri della salina.
L’ambientazione è fantascientifica, in un mondo in cui gli equilibri naturali sono saltati. Infatti il titolo della serie è “L’equilibrio dei regni”. Un romanzo che ho amato molto, e che in parte mi ha ispirato, è La nube purpurea, scritto all’inizio del Novecento dallo scrittore britannico M.P. Shiel.

E visivamente, come è stata realizzata Salisedine?
PAOLO: All’inizio ho disegnato un personaggio molto duro, di bambina con i tratti scavati. Anche troppo. Il riferimento alla schiavitù, al campo di concentramento, era troppo esplicito. Allora l’ho resa meno spigolosa, ma a quel punto mi sembrava troppo morbida… Alla fine mi sono concentrato sullo sguardo, gli occhi, e il volto è diventato quello giusto. Morbido e duro al contempo. I capelli poi erano molto importanti, anche narrativamente. Forti, ribelli. Li ho resi un po’ dreadlocks, volevo che Salis avesse un aspetto internazionale, non necessariamente italiano. E la pelle è scura, ma sbiancata dalla polvere di sale.

Mentre per l’animazione come è stato il lavoro?
LAURA: Dopo la stesura dello storyboard da parte di Daniela e Paolo, siamo arrivati alle 24 tavole della App. Dovevo pensare al tipo di animazione da fare nella pagina, ad esempio se Salis è di profilo si dovrà girare, e a quel punto occorre stabilire quanti step Paolo dovrà disegnare. Il mio compito è quello di creare animazione usando gli strumenti digitali a disposizione. E scegliere che tipo di interazione dare: con un tocco attivo da parte del lettore, oppure con effetti automatici. Ogni animazione, poi, deve chiudersi in una singola pagina, senza svilupparsi nella pagina successiva. E inoltre c’era l’aggiunta dei suoni.

DANIELA: Questa è un’animazione che sottolinea gli aspetti drammatici della storia. C’è una regia nell’animazione, che sostiene drammaturgicamente lo svolgimento. La qualità di una buona animazione non necessariamente deriva da una tecnica sofisticata, ma può essere un’idea semplice quella che ti dà l’atmosfera giusta. Proprio come una regia teatrale: occorre scegliere il movimento giusto, il movimento di scena.

App, e-book, libro cartaceo. Da dove partire per conoscere Salis?
PAOLO: Direi dall’App, che introduce l’atmosfera emotiva, per poi approfondire. Il libro cartaceo ha un valore che non sarà mai superato, ma questi vari media sono complementari.

Per lei come illustratore cambia qualcosa se sa che la sua immagine è destinata alla carta o sul digitale?
PAOLO: Sì, ad esempio le sfumature di colore possono appesantire un’immagine sul digitale. Sulla carta ne posso usare di più, ho maggior possibilità di dettaglio. Però la stampa spegne i colori, quindi devo preventivamente illuminare di più.

Ora state lavorando al secondo episodio?
DANIELA: Sì, dovrebbe essere pronto per maggio. E come avevamo fatto anche per il primo episodio, verifichiamo “in progress” l’efficacia di narrazione e illustrazioni con dei focus group di ragazzi di scuola media, della scuola media Pavoni di Tradate e della Biblioteca dei Ragazzi di Rozzano. Sono incontri molto arricchenti ed emozionanti.

Possiamo avere qualche anticipazione sulla storia?
DANIELA: Salis riesce a fuggire dalla salina e deve attraversare dei mondi molto complicati, con pericoli e insidie. Ma non sarà sola, incontrerà altri personaggi che la seguiranno, come spero continueranno a seguirla i lettori!
FoLLetto 1/ 2015

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